Dolomiti 2 - 22 Luglio

 

Dolomiti 2 … la dove volano le aquile.

Forse le aquile sulle vertiginose vette dolomitiche non ci sono, ma in compenso queste spettacolari formazioni rocciose hanno calamitato i nostri sguardi al 100%.

Uno tra i luoghi più belli che il mondo ci invidia lo abbiamo noi  a pochi chilometri da casa, facilmente raggiungibile  o quasi.

E si, quasi facilmente raggiungibile, perché il caldo torrido che si è scatenato in questi giorni ha reso il viaggio particolarmente pesante.

Raggiungere  Conegliano Veneto, il luogo del ritrovo generale con tutti i partecipanti a questo secondo tour dolomitico è stato piuttosto impegnativo.

Si sperava di trovare almeno li un po’ di frescura, ma le nostre speranze sono state caldamente deluse.

 

Gli organizzatori di questo eccitante tour dolomitico sono stati: Fiorenzo,

conosciuto da molti come Bull Dog o il “giapponese” per la sua vmax gialla ed  Emily, che insieme si sono letteralmente fatti in 4 per accogliere tutti con un calore unico.

Al luogo del ritrovo generale, il sabato mattina, eravamo in 14 vmax, tutte tirate a lustro con il pieno fatto e i cavallini già scalpitanti, pronte a partire.

 

Ma prima di ogni cosa le presentazioni.

Tanti nomi nuovi, e parecchie  vmax che si vedono per la prima volta sono sempre un momento intenso e pieno di elettricità;  un’emozione alla quale non si farà mai l’abitudine.

Stabilito chi avrebbe fatto la “scopa”, puntuali come un orologio svizzero, alle 09,00 con Bull Dog in testa siamo partiti per il tour dolomitico.

 

 

 
Da Conegliano V. risalendo il Piave, abbiamo raggiunto il lago di Santa Croce.
Sempre costeggiando il Piave, passata  Ponete nelle Alpi,  eccoci a Longarone.
 

Un brivido lungo tutta la schiena ci fa sussultare tutti. E’ inutile nasconderlo.

La diga costruita sul torrente Vajont, che le ha poi dato il nome è li; un gigante di 263m che ancora oggi sovrasta il paese.
Si sale. E il pensiero corre, corre veloce a quella notte del 9 ottobre di 43 anni fa, quando, la frana annunciata del monte Toc (in dialetto locale significa marcio) cadendo nell’invaso, provocò un’onda alta 100 metri che si abbattè sul paese di Longarone  cancellandolo.

Dalla diga il nostro tour è proseguito lungo la valle di Zoldo dove ci siamo fermati per il pranzo.

Il luogo scelto da Fiorenzo ha veramente incontrato l’approvazione di tutti.

 

Una trattoria completamente immersa nel verde, con i tavolini all’esterno. Menù unico per tutti molto appetitoso al quale nessuno è riuscito a dire no al bis.

Dopo il lauto pranzo e riprese le moto, via per la seconda parte del giro.

Pit Stop panoramico alla Forcella Staulanza. Una terrazza a 1773 m. a strapiombo sulla valle sottostante da dove si godeva un panorama mozzafiato, poco indicato per coloro che soffrono di vertigini.

In basso, praticamente sotto i nostri piedi, Alleghe e l’omonimo laghetto, mentre alle nostre spalle il monte Pelmo. Unica nota negativa, la foschia dovuta all’umidità, che non ci permetteva di ammirare anche la Marmolada, ma non si può avere sempre tutto giusto?

 

Dalla Forcella Staulanza, dopo un caffè doppio per far fronte ai primi attacchi di sonno dovuti alla sostanziosa mangiata, si è raggiunta Alleghe.

Spettacolare il tratto di strada che abbiamo percorso.
800 metri di dislivello interamente avvolti dalla boscaglia, su un susseguirsi di tornanti  che ci hanno portato a valle in una manciata di minuti.

La cittadina che possiamo ammirare oggi non è l’abitato originale. Quello è adagiato a 35 metri sul fondo del lago. Si perché il lago di Alleghe si è formato nel 1771 per un’immensa frana. Questa ostruendo  il normale corso del fiume Cordevole diede origine al lago che sommerse alcuni villaggi tra cui la vecchia Alleghe.

Dopo  l’ultima sosta carburante,  sempre seguendo sempre il Cordevole, abbiamo quindi raggiunto Agordo e per coloro che hanno potuto trattenersi fino a tardi, Valdobbiadene, dove ci siamo fermati per l’aperitivo a base crostini  e formaggio Asiago, il tutto innaffiato dal vino bianco frizzante tipico della zona per l’appunto il prosecco di Valdobbiadene.
Seduti ai tavolini della terrazza che spaziava sulla valle interamente coltivata a vigneti

si è fatto il riassunto della splendida giornata in moto, che come per tutte le belle cose, stava volgendo al termine; e solo  con la cena si è definitivamente conclusa.

Per poter dare la dovuta attenzione a  posti così belli purtroppo un solo giorno è veramente poco, soprattutto per coglierne completamente la bellezze, ma meglio poche ore che niente.

Alla prossima e un  sonoro GRAZIE a Fiorenzo ed Emily.