TOUR FOCI DEL PO 24 APRILE 2010

 

Erano anni che si parlava di organizzare questa spettacolare gita, una meta immancabile nel carnet di un motociclista e quest’anno grazie al lavoro organizzativo di Lupo_3, Venetolion e Teresa, finalmente siamo riusciti a realizzare questo progetto.

Certo volendo basta prendere una cartina, studiare un itinerario e partire, ma non è certo la stessa cosa.

Con una guida del posto si possono scoprire ambienti ai più sconosciuti e fuori delle vie canoniche del turismo organizzato.

 

Fino all’ultimo si è temuto parecchio di non riuscire a realizzare l’evento a causa del maltempo.

Che fare…?

Cerchiamo di monitorare il meteo attraverso il web e i canali televisivi e … d’obbligo teniamo le dita incrociate.

La maggioranza dei canali tematici per la giornata di sabato, quella dedicata al tour, danno solo deboli piogge al mattino e un miglioramento consistente per il pomeriggio con la presenza addirittura del sole; non possono sbagliare tutti…. quindi si parte, in fondo quello che conta è uscire in moto, la bella compagnia, un’ottima mangiata e tanta avventura; ingredienti basilari per aiutare a dimenticare  una settimana di lavoro e di menate.

 

Sabato mattina come da programma ci troviamo all’uscita di Padova Est nel parcheggio spaziale dell'Ikea, gira di qua, gira di la, troviamo  Venetolion, Teresa e Lupo 3 impegnatissimi ad dirigere “il traffico” cioè,  l’arrivo dei partecipanti e a distribuire le mappe con il percorso.

 

Un debole sole fa capolino tra le nuvole, ci fa capire che forse Giuliacci e “biro biro” questa volta con le previsioni ci hanno azzeccato.

Continuiamo a fare gli scongiuri,  non sono mai sufficienti  e dopo l’appello finale si parte, destinazione  Taglio di Po.

 

Purtroppo la pioggia anche se leggera ci segue, con nostro gran dispiacere dobbiamo tenere al coperto telecamere e macchine fotografiche, peccato davvero perché subito lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è  straordinario.

Ci troviamo a precorrere l’argine maestro del Bacchiglione, uno dei fiumi che circonda la cittadina di Padova.

Una leggera foschia  si leva dal pelo dell’acqua quasi immobile, rendendo tutto molto suggestivo; solo il lento movimento di qualche foglia che vi galleggia evidenzia il pacato  movimento dell’acqua.

 

Dalla nostra posizione elevata possiamo osservare tutto come da una terrazza e sempre percorrendo l’argine arriviamo a Cavarzere dove è prevista una breve sosta caffé.

Terminata la sosta riprendiamo le moto e con l’animo sollevato notiamo che anche la pioggia ha finalmente finito di disturbarci.

Si prosegue verso Porto Viro e Taglio di Po da dove, attraversato il ponte sul grande fiume lasciamo la Romea e  iniziamo a costeggiare uno dei rami del fiume.
Subito davanti a noi si presenta la maestosità del PO, reso ancora più imponente dalle recenti precipitazioni e nonostante la forte portata, scorre placido sotto i nostri occhi e lo sguardo viene  rapito da tanta bellezza.

Ad un certo punto una biforcazione, il fiume si divide in 2 rami minori, ne seguiamo uno e qui inizia la seconda parte dell’avventura, la parte più trasgressiva e divertente.

La strada asfaltata ci abbandona e al suo posto una sterrata trasformata in  una palude viscida dalle capienti piogge.

Un breve minuto di perplessità si insinua nelle nostre menti.

Entrare li dentro con le nostre motine?

Sporcarle tutte?

Non sia mai!.

Ma subito dopo i dubbi si sono dissolti e hanno lasciato il campo libero al senso di avventura e gogliardia.

Lentamente ci addentriamo, temiamo di affondare come nelle sabbie mobili,  tenere la moto  diventa impegnativo, sembra andare dove vuole, e qui l’adrenalina sale, solo Bull Dog con la sua Can-Am assiste allo spettacolo imperturbabile, lui di ruote ne ha 3 quindi problemi di tenuta zero.

Si cerca di evitare le pozzanghere, non si sa quale insidie nascondano e si prosegue quasi in una gara a chi riesce ad arrivare fino in fondo senza finire nel fiume.

La cosa si fa divertente quando alla fine di questo tratto piuttosto lungo ci troviamo innanzi un dosso altro circa 1 metro per l’intera larghezza della carreggiata.

 

E adesso che si fa? Tornare indietro è impensabile, passare sopra al dosso pure, lo dobbiamo aggirare. Siamo sempre sull’argine del fiume, si sceglie il lato sicuro,  e si tirano fuori dalle tasche tutti gli amuleti.

Con le bestie che ci troviamo aggirare questo dosso passando sull’erba alta bagnata a margine del lato scosceso dell’argine è davvero un rischio, se la moto scivola ce la ritroviamo in piazza S. Marco a Venezia.

Ci diamo una mano e piano piano  passiamo tutti senza problemi.

 

Un sospiro di sollievo e il tour  prosegue costeggiando  il Po della Gnocca, per  attraversare il  ponte di Barche, e  raggiungere così  la Sacca degli Scardovari, una laguna racchiusa tra la bocca del Po di Tolle e la Bocca di Goro dove ha sede il ristorante “Agli Scardovari”.

Un gustosissimo menù ci stava aspettando e questa volta l’arrivo dei bis è veramente molto gradito… sarà mica fame?

 

Dopo l’ultima fetta di torta il caffè e i vari ammazzacaffè, si riprendono le moto per la parte conclusiva del giro e questa volta con  un debole sole fa capolino.

Si prosegue, sempre  mantenendo la laguna alla nostra destra e gli innumerevoli canali che fanno da separatori delle infinite isolette alla nostra sinistra.

Con il sole la bellezza di quella terra si fa sempre più prepotente, un continuo alternarsi di aree paludose,  di boscaglie di pioppeti di pini marittimi e di canneti, abitati da una moltitudine variopinta di uccelli che ormai abituati al passaggio delle macchine e delle moto non celavano la loro presenza.

 

Oltrepassata Porto Levante al termine di un rettilineo interminabile, ci ricolleghiamo alla S.S. Romea che percorriamo fino a Chioggia, dove si conclude  il nostro bellissimo giro.

Prima di accedere alla piazzetta del borgo vecchio costeggiamo il piccolo  porto dei pescatori di vongole, ancora attivo  dove sono ormeggiati decine di pescherecci multicolori.

Giunti nella piazzetta di Chioggia ne prendiamo letteralmente possesso sotto lo sguardo sorpreso e incuriosito dei presenti.

Meglio di così non poteva andare, alla fine anche il sole  ci ha “salutato” offrendoci la vista di un tramonto multicolore quasi a voler ripagare con tanta bellezza la sua scarsa presenza nell’arco della giornata.