TERRA DEI CIMBRI - 30 aprile 2011

30 aprile 2011, Il Magico Veneto e le sue perle segrete.

Questo in poche parole il tour Vmax Maniac organizzato dal coordinatore di quella regione, Venetolion.

 

E sì, proprio magico Veneto, perché i luoghi che abbiamo avuto modo di vedere, sono di una bellezza incommensurabile, unica e affascinante.

Purtroppo il tempo non è stato per niente clemente, ma non abbastanza da intimidirci.

In fondo, quando la compagnia è bella, la moto che si cavalca è una splendida vmax e i luoghi sono incantevoli, come si può farsi bloccare da quattro nuvoloni neri, carchi di pioggia….  non si può; niente può fermare dei  “maniaci”.

Per uno sparuto gruppetto proveniente dalla Lombardia quest’avventura, per ovvi motivi legati alle distanze, ha avuto inizio il giorno prima. Una giornata in allegria, un piccolo assaggio di ciò che ci aspettava il giorno seguente.

 

Il tour magnificamente programmato ha avuto il suo inizio a Conegliano Veneto.

Distribuite ai partecipanti le cartine con il percorso da seguire e fatto il check-in delle presenze, si è dato gas alle moto e via,

siamo così partiti alla scoperta dei verdi altipiani, anguste gole, anfratti tortuosi, torrenti e laghi cristallini e altre innumerevoli bellezze che quelle terre custodiscono gelosamente.

Prima tappa il lussureggiante altipiano del Cansiglio, un’isola carsica nel bellunese, un angolino dove si possono ammirare doline e inghiottitoi e dove tutt’oggi sopravvive un minuscolo insediamento Cimbro; una popolazione antica di coloni proveniente dal Tirolo che alcuni secoli fa colonizzarono le valli a nord del Veneto comprese tra le province di Verona e Belluno.
Dal Pian del Cansiglio l’itinerario prevedeva come tappe immediatamente successive: Alpago e l’omonimo rifugio per una sosta caffè,

Sant’Anna d’Alpago, dove abbiamo avuto modo di ammirare la casa del libro, opera dell’artista veneziano Livio De Marchi

e successivamente Valdenogher di Tambre dove sorge l’inquietante casa dell’alchimista; mago, stregone, scienziato mah, cosa nei secoli bui del medioevo sia stato fatto nella fucina de quella casa non ci sarà mai dato saperlo, perché tuttora, il mistero aleggia su quelle mura.

Da Tambre, sempre snodandosi tra le montagne bellunesi, siamo così giunti a Canale d’Agordo e lì ci siamo fermati per il rifornimento carbo/proteinico, per dirla in modo semplice ci siamo fermati per mangiare.
Il brindisi di Buon Appetito ha dato il via alle danze delle portate e al tintinnare delle posate, con un sottofondo di voci allegre e gioiose.

Proseguire il tour dopo il lauto pranzo è stato particolarmente impegnativo e solo i doppi caffè hanno aiutato a riaverci.

Incredibilmente suggestivo è stato percorrere il canale d’Agordo, l’ingresso bellunese alle dolomiti.

Nel proseguire il nostro giro la gola si allargava e si stringeva facendosi sempre più selvaggia in un susseguirsi di orridi e anfratti nascosti ad un occhio poco attento.

A Ponte Alto abbiamo lasciato Canale d’Agordo e dopo un susseguirsi di tornanti ci siamo collegati alla valle del canale del Mis, ancora più bello e caratteristico del precedente, quasi come se il tempo, li, in quell’angolino, si fosse dimenticato di passare.

 

Un percorso scavato nella roccia dall’erosione del torrente che vi scorre, dall’acqua cristallina dal colore del cielo e i riflessi smeraldini.

Sembrava di essere tornati ai primi del secolo, la strada ancora molto stretta, al punto che due autovetture passano a fatica, con ancora ai bordi della carreggiata anziché il guard-rail,  i cippi di cemento, le gallerie completamente prive di illuminazione  con il fondo ancora in porfido, proprio per questo era tutto ancora più avvincente e bello, raggiungendo l’apice, nella località Cadini del Brenton.

Uno spettacolo mozzafiato, nello spettacolo già unico della  strepitosa natura veneta.

Un luogo al quale ci si dovrebbe avvicinare con lo spirito preparato per un incontro coinvolgente e profondo con la madre terra.

Lì il torrente Mis nei secoli ha eroso la roccia calcarea creando un susseguirsi di pozze e vasche tutte collegate tra loro da piccole cascate e rivoli d’acqua dove ancora la natura è rimasta incontaminata.

 

Dai Cadini del Brenton costeggiando il lago del Mis
e scendendo dal passo di S. Boldo
detto anche “Il canale della Scala” proprio per la sua conformazione e la sua estrema ripidità, siamo rientrati a Conegliano, dove sotto un debole sole e un arcobaleno di una bellezza incredibile il motogiro ha avuto termine.