Come è nata la Vmax | |
PROJET MAXIMUM MACHO Gli anni 80 resteranno nella memoria come gli anni “estremi”, come il decennio dell’apparenza non dell’essere, quello dal facile consumismo, dell’avventura e dell’eclatante.Si scoprono i colori del divertimento, gli sport estremi; come il salto dai ponti con l’elastico, l’arrampicata libera su pareti estreme, dove la creazione della Vmax è l’incarnazione di questo periodo.L’asfalto non si risparmia e i costruttori di moto rivitalizzano l’immaginazione per catturare i motociclisti avidi di sensazioni.I progetti più audaci avanzano e acquistano prepotentemente il primato per la loro realizzazione.Negli U.S.A. Harley Davidson presenta una moto, la Softail Sprinter, una moto moderna dallo stile improntato ai modelli degli anni ’40; un contesto fallito negli anni precedenti.Le prestazioni e la potenza sono concetti portati in avanti a livello commerciale anche dalle grandi marche d’automobili malgrado l’attitudine degli organi competenti a disapprovare questa nuova via.L’America delle 55 miglia/ora vive la velocità dualmente; rispettosa dei limiti sulle strade o attingendola dai circuiti tipo Indianapolis o Daytona guardando con meraviglia le piste di Dragster dove le prestazioni si misurano sul quarto di miglio (400mt) grosso modo la distanza che separa un semaforo dall’altro. Una “Street Machine” nominata desiderio |
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Questo
V4 è un pezzo d’arte meccanica impressionante; sormontato da una serie
di 4 carburatori, con 4 cilindri, 4 valvole azionate direttamente dall’albero
a cames. Soluzione che accetta gli alti regimi, raffreddato ad acqua
e nel suo complesso elegante. |
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L’Origine della Vmax: UN’AUTOMOBILE! All’immagine degli altri costruttori nipponici, Yamaha ha da molto tempo capito che il mercato possiede tante particolarità, tante sfaccettature diverse quanti sono gli stati mondiali; nel senso che non esiste una moto universale e che si venda con identico successo ovunque; per questo ogni territorio commerciale possiede un team di creatori e stilisti capaci di sviluppare dei progetti adatti al gusto di quel territorio. Negli U.S.A. Ed Burke e la sua squadra sono dei professionisti ben rodati, arrivati alla moto per passione più che per ambizione, con lo scopo di conquistare nuovi mercati.Si sono resi conto della grande emergente popolarità dei dragster e delle Hot Rods che adesso ritroviamo nei quatto angoli dell’america. Si stima che ci siano un milione e mezzo di appassionati.E’ l’immagine della macchina superpotente, la macchina “Run”, la macchina che la squadra di Ed Burke si concentrerà a progettare, studio denominato “Maximun Macho” o “Macho Power” un nome che la dice lunga. |
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Un’ immagine agitata Gli americani sono ghiotti di status simbols, di immagine. Questo sarà alla base della “Macho Power”Un’immagine di seduzione, forte, aggressiva, mascolina, virile, esclusiva.Il resto, sarebbe a dire: l’ingegneria, la tecnica, la tenuta di strada, il confort ecc, ….. seguiranno.Una partenza insolita nel concepire una moto.E’ quello che Ed Burke spiega con “Hands On”, “ mani dentro”.Si disegna un aspirato formidabile, con un motore stratosferico e in un secondo tempo ci si arrangerà a farlo funzionare, questo è il principio del “Hot Rod” applicato alla moto.Parliamo un po’ dell’”Hot Rod”.In maniera semplice, possiamo distinguere quatto elementi fondamentali nelle “Hot Rod”: il motore, un V8 modificato; la trasmissione rinforzata, il telaio semplice e solido e la carrozzeria magnifica e sconvolgente. La ricetta della Vmax è annunciata; resta solo da trovare gli ingredienti da attingere nel catalogo Yamaha, se possibile, affinché il progetto sia accettato dalla direzione costi.Gli americani amano anche i motori a V.La Venture, moto di gran turismo sviluppata da Ed Burke, possiede un motore quattro cilindri da 1198 cc a V. Questa sarà la base meccanica, verrà mantenuta la trasmissione a cardano, una scelta degli stilisti piuttosto che degli ingegneri. In effetti ogni componente deve far ricordare l’ispirazione di base, l’AUTO.Il telaio è da sviluppare, sforzandosi di rendere l’insieme armonioso, potente in modo che la moto si distingua come deve essere un prodotto d’alta gamma. |
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La moto del designer |
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Il V-Boost: Dei missili in aggiunta!! |
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Un’accoglienza entusiasmante! 1983
due anni sono passati dalla messa in cantiere del progetto “Macho power”.
Ed Burke ha fatto non pochi andate e ritorni tra l’America e il Giappone,
il concetto rifiutato nel primo anno è stato finalmente accettato dalla
casa madre.Gli elementi sono
assemblati in California e gli stilisti si possono buttare a capo fitto
sul modello in argilla in scala 1:1 con una assomiglianza impressionante
al modello definitivo.Un dossier confidenziale sulla Vmax
viene distribuito ad un numero limitato di concessionari confidenzialmente
consultati. La risposta di questi supera ogni aspettativa della Yamaha.L’accoglienza
è cosi strabiliante che si prefigura un formidabile successo.La messa
in produzione è decisa in base a questo responso plebiscitario, le prime
Vmax
sono distribuite negli U.S.A. nell’anno 1984, spinta da una promozione
pubblicitaria che conferma lo spirito di potenza della Vmax.La
stampa specializzata americana litiga per provare questa motocicletta
fuori dal comune.Nel
frattempo, in Francia, Jean-Claude Olivier che dirige la società d’importazione
dei prodotti Yamaha, ha seguito ogni passo del progetto e si batte per
poterlo distribuire in Francia e di seguito nell’intera Europa. |
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